@"Kitty kat"#p458Per i buddisti il matrimonio è una scelta libera tra due persone innamorate, non un vero e proprio sacramento, chi volesse legalizzare l’unione, dovrà comunque passare per una cerimonia civile prima o dopo il rito matrimonio buddista. Allo stesso modo, ad esempio, questa religione non “vieta” moralmente la convivenza. La coppia può scegliere di non sposarsi e convivere, senza essere giudicata nel suo credo. Questa libertà nelle proprie scelte sentimentali si manifesta in toto nella scelta non vincolante, in quanto credenti, di convolare a nozze. Si tratta dell’unione di due anime, qualcosa di profondamente spirituale che non è vincolato al credo religioso. Dicendo questo credo che anche il divorzio ha meno di acciacchi.
Le regole matrimoniali del Buddismo sono molto semplici e si basano sul buon senso reciproco. I testi sacri sanciscono la fedeltà nei confronti del coniuge. Il divorzio è riconosciuto solo per gravi casi di disaccordo e non c'è un magistero definito e unitario al riguardo. Il Buddismo sostiene invece che una persona debba far tutto per poter vivere una vita felice ma non necessariamente questo comporta sposarsi.