SAILOR
IL MIRTO
Nel corso della storia, il mirto, tipica bacca sarda e simbolo dell’isola con i suoi aromi caratteristici e i liquori che ne derivano, ha assunto significati e valenze diversi per tanti popoli e oggi conserva in Sardegna quest’aura di sacralità e tradizione. Quattro sono i principali valori che furono assegnati a questa pianta. Essa innanzitutto rappresenta il buon augurio e la buona sorte. In tempi antichi infatti, si cingevano i capi dei soldati prima di una spedizione militare di conquista oppure si adornavano abiti e abitazioni per dare forza ed energia. Si dice infatti, in alcuni miti arabi, che Adamo portò via dall’Eden un ramo di mirto per ricordati i tempi felici e puri. Inoltre, si parla di un arbusto ricollegato alla femminilità. Nell’antica Grecia infatti esso era pianta sacra alla dea della bellezza e dell’amore Afrodite, la quale, secondo i racconti di Ovidio, si nascose dietro un cespuglio di mirto subito dopo la sua nascita dalla schiuma del mare, per celarsi agli occhi indiscreti di un fauno. A ciò si ricollega il legame con il concetto di fecondità: di mirto infatti si incoronavano gli sposi nell’antichità greca, tradizione ripresa tra l’altro oggi in Inghilterra, in cui nel bouquet nuziale questa pianta viene spesso inserita. In terzo luogo, il mirto viene rimandato al concetto di erotismo, considerato com’è sempre stato la pianta più afrodisiaca di tutte. Infine, un ultima valenza che il mirto assume è quella di continuità naturale della vita nella morte: leggende greche narrano infatti che Dioniso portò nell’Ade una pianta di questo arbusto per avere in cambio la madre, così da allora la bacca viene assimilata all’Oltretomba.
IL MALOCCHIO
Una grande credenza che domina in Sardegna è legata all’esistenza di pratiche e soggetti che sono in grado di infondere malessere o disagio in persone e animali anche solo con uno sguardo. La leggenda dice che il malocchio si possa attirare su se stessi o possa essere infuso da altri. Diffusa è l’idea che guardare negli occhi un defunto porti malaugurio, ma allo stesso tempo che questo possa essere mandato da una persona con delle peculiarità fisiche, come gli occhi storti, che a lungo osserva un essere umano o animale con malignità o con un qualche senso di compiacenza. Le storie popolari riconoscono l’esistenza di alcuni rimedi e di alcune pratiche di prevenzione. Tra i primi si ricordano azioni che storicamente venivano messe in pratica da donne di medicina, la cosiddetta sa maiargia, o da tre donne di nome Maria, le Tre Marias. Generalmente venivano utilizzati oggetti come medagliette, conchiglie particolari od orpelli marini che venivano fatti cadere in un bicchiere d’acqua pulita, in cui si studiavano le bollicine prodotte: a seconda del numero e della disposizione si attribuiva una carica maggiore o minore al malaugurio e venivano messi in pratica rimedi differenti. Legati alla prevenzione erano invece degli oggetti che si portavano con sé, addosso o tra i vestiti, per proteggersi dagli sguardi malevoli. In particolare i bambini venivano abbigliati con pezzi di corallo o conchiglie particolari trovati in mare, prodotti di ricette alimentari e d’erboristeria o piccoli molluschi dalla particolare forma ad occhio, per simboleggiare uno sguardo benefico.
IL GOLFO DEGLI ANGELI
Una delle leggende sulla Sardegna più affascinanti è quella che narra la storia delle origini e della nascita del noto Golfo degli Angeli, affacciata sul quale sorge la città capoluogo, Cagliari. Il mito natta che in tempi antichi, gli Angeli avessero chiesto in dono a Dio una terra piena d’amore, di rispetto e di felicità e che questi li abbia inviati in cerca di tale paradiso terrestre, perché potessero stabilirvisi. Dopo aver a lungo vagato, trovando sempre guerra e devastazione e discordia, finalmente gli Angeli misero gli occhi su un’isola verde in mezzo a un mare tranquillo, in cui gli uomini coltivavano i campi e portavano le greggi al pascolo e si amavano con semplicità. Questi decisero di fermarsi qui e il Signore lo concesse. In breve tempo però, le ire di Lucifero si abbatterono su di loro e una furiosa lotta tra bene e male infuriò nelle acque pacate del golfo. Alla fine gli Angeli ne uscirono vittoriosi grazie all’intervento dell’Arcangelo Gabriele con la sua spada luccicante. Lucifero adirato strappò allora la sella dal suo destriero nero con le narici infuocate e la lanciò. Queste sono le leggende che circondano la nascita del Golfo degli Angeli e della Sella del Diavolo, luoghi incantati nel sud della Sardegna.
LA NOTTE
Le superstizioni e le leggende sulla Notte sono note e diffuse in tutto il mondo. La Sardegna non è esente da queste tradizioni. Storicamente associata all’ignoto, al misterioso, alla Morte e al pericolo, fin da tempi antichi i sardi hanno visto la Notte come una delle prove più importanti per la cosiddetta “balentia”, ossia quel periodo della vita di ogni giovane uomo in cui diventare adulto, forte, impavido e insensibile al dolore. Insomma, la massima forma di sviluppo e realizzazione per un ragazzo, il quale doveva sfidare le proprie paure, affrontare creature della Notte fino a non esserne più intimorito. Molti diffusi riti d’iniziazione nascono anche da queste credenze e consuetudini. La Notte inoltre è da sempre associata all’immagine della Morte, annunciata dagli animali, dagli ululati dei cani, dagli squittii delle civette e dei gufi e dai muggiti dei buoi. E per finire, un’ulteriore causa del timore nei confronti della Notte deriva dalla convinzione che si riscontra nei miti sardi che in questo periodo appaia il Diavolo, recandosi da giovani uomini e donne per farsi vendere l’anima e il corpo. In sostanza, nessun simbolo migliore per la maturità di un ragazzo di affrontare le tenebre.
LA NASCITA DELLA SARDEGNA
Affascinante, misteriosa e romantica è la storia delle origini della Sardegna come la raccontano i miti e le leggende. Si dice infatti che un tempo, millenni orsono, esistesse un continente dal nome Tirrenide. Esso era verde, ricco di natura selvaggia e libera e gli uomini che lo abitavano erano forti e gli animali felici e spensierati. Ma un giorno, Dio s’infuriò: i mari cominciarono ad agitarsi, le onde sommersero le terre fino alle colline e alle alte montagne. Ma il Signore si rese conto della devastazione provocata, e ne ebbe pietà. Fu così che placò la sua rabbia, posò un piede su una piccola porzione di terra ancora emergente dalle acque e vi impresse la sua orma. Questa terra mantenne il nome di Ichnusa, ‘Orma di Piede’, e fu poi rinominata Sardegna per le gesta eroiche di Bérbero. La terra di Sardegna aveva mantenuto le caratteristiche del vecchio continente paradisiaco, che per sempre rimase nella memoria nostalgica dei naufraghi che si salvarono e delle future generazioni che a loro succedettero, fino ad oggi.
Fonte: https://www.sardegna.com/it/blog/5-leggende-sulla-sardegna/